Quell’infinito applauso alle bambine di 70 anni, L’Unità

30.01.2009

Projekt Beschreibung

Rientrato ieri da Auschwitz il Treno della Memoria: alla stazione di Padova il commosso saluto degli studenti ad Andra e Tatiana, sopravvissute al lager Quell’infinito applauso alle bambine di 70 anni  
Comeduerockstar. Andra e Tatiana Bucci scendonodal treno della Memoria alla stazione ferroviaria di Padova. Già mentre si avvicinano alle scalette, partono gli applausi dei viaggiatori. Poi sfilano davanti alle carrozze, e centinaia di ragazzi si sbracciano dai finestrini dei vagoni, allungando le mani per salutarle. Andra e Tatiana, le due “bambine” di settant’anni sopravvissute al lager di Auschwitz, accontentano tutti, lanciando baci e strigendo mani. Tutta la stazione si blocca per un quarto d’ora. Un tributo che fa venire i brividi, nato così, spontaneamente. Segno che le corde dei ragazzi delle scuole superiori toscane, di ritorno dalla visita ad Auschwitz, sono state toccate. Di sicuro, conquistate dalla dolcezza, dall’umanità e dalla serenità di Andrae Tatiana, che nel bagnodi folla ringraziano di continuo tutti i giovani, cui in questi giorni hanno raccontato la loro incredibile storia, e si commuovono felici, con l’abituale grazia, tra insistenti applausi. “Shalom”, è la parola con cui si congedano. Il viaggio di ritorno scivola tra qualche scherzo, una partita a carte, una risata. Ma c’è anche chi preferisce starsene in un angolo, a riavvolgere il filo di questi 4 giorni. Gli 800 del treno hanno fatto “comunella”, e nelle 20 ore di viaggio di ritorno in Italia, prima di ricominciare la routine quotidiana, c’è un po’ di malinconia per un’esperienza importante che finisce. Ma che resterà dentro. Come spiega Anna Rudolf, altra sopravvissuta ai lager, agli altoparlanti del treno, prima di scendere a Udine in un lungo applauso: «Grazie a tutti voi, auguri e buona fortuna. Non so se tornerò ad Auschwitz, per me è sempre più un trauma», dice lasciando il convoglio, che all’arrivo a Firenze avrà con sé come ex deportato solo il leggendario Marcello Martini, ex partigiano. Irene ha 19 anni e studia allo scientifico di Sesto. Per lei, come per la stragrande maggioranza, è stata la prima volta ad Auschwitz: «Mi ha colpito la desolazione che ti resta dentro. L’incontro coi testimoni è stato il momento più forte. Loro non sono lì a chiedere la tua pena, ma a sperare soltanto che il loro messaggio possa diffondersi». Come trasmetterlo? «Affrontando le piccole cose. Come il bullismo. Si parte da lì». Lib, 24 anni, viene dal Messico. Studia lettere a Firenze: «La cosa che mi ha dato più fastidio è stata la visione degli oggetti personali.Quandopoi vedi le matasse di capelli… Le baracche dei bambini, i loro disegni, sono un altro posto agghiacciante». Arianna e Francesca, 18 anni, studiano al classico Virgilio a Empoli: «L’incontro coi testimoni ha dato sfogo a tutte le emozioni accumulate in due giorni. Trasmetterle ai compagni? Nonsarà facile. È come fissare il vuoto e cercare di spiegarlo. Ci proveremo, col rischio di essere banali ». Sul treno ci sono anche Ana e Mihaela, romene. Studiano a Firenze all’Università: «Mio nonno era ebreo,ma fuggì e si salvò», confida Micaela. Thomas, 19 anni, è austriaco e presta servizio civile al Museo della Deportazione di Figline di Prato: «Nella nebbia di Birkenau, ho provato a chiudere gli occhi e immaginare un istante di vita degli internati. Ma è impossibile. Chiunque dovrebbe fare questa esperienza, almeno una volta nella vita». A Veronica, studente universitaria a Siena, colpisce dei lager «il modoperfetto con cui organizzavano l’inganno per deportare gente e farla rimanere tranquilla per non scatenare panico, oltre alla freddezza con cui venivano eseguite le torture». Luca, dell’Iti di Massa, spiega che «quando arrivi davanti al muro della Morte di Auschwitz, dove i nazisti fucilavano i prigionieri, resti di ghiaccio». Giada Ercolini, del liceo Da Vinci di Firenze, pensa di continuo «ai bambini cresciuti tra cadaveri.

Projekt Details

  • Datum 14. Juni 2016
  • Tags Pressearchiv 2009

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